Ursula Le Guin, I sogni si spiegano da soli, 1973
C’è gente che sa parlare al telefono. Deve riporre una grande fiducia nell’apparecchio. Per me il telefono serve a prendere un appuntamento dal dottore e a cancellare un appuntamento dal dentista. Non è un mezzo di comunicazione umana. Non riesco a stare lì in corridoio con un ragazzino e un gatto che mi gironzolano tra le gambe, che si mettono a saltellare e fare le fusa chiedendo biscotti e croccantini, e al tempo stesso spiegare a una voce disincarnata che mi parla all’orecchio che lo spettro junghiano di introversione/estroversione può essere efficacemente applicato non soltanto agli esseri umani ma anche a chi scrive. E cioè, ci sono scrittori e scrittrici che desiderano parlare di sé stessi, ne hanno bisogno, non so, tipo Norman Mailer, e poi c’è chi invece desidera e ha bisogno di privacy.