Leo de Berardinis, intervista “IBC”, 1995
In questo senso il teatro è laboratorio: si elimina il rumore, tutto ciò che è secondario, per approssimarsi a una realtà che, più viene conosciuta, più si dilata. Personalmente credo che la conoscenza sia sperimentazione ed esperienza in quanto trasformazione dell’essere. Non sono enfatico, basta una piccola trasformazione: è sufficiente che, uscendo dal teatro, ci si accorga di essere stati per un minuto in un luogo diverso; magari ci si ritrova subito dopo in mezzo all’inferno, però si sono recuperate energie. L’attore ha trasmesso quello che in certe correnti di pensiero si chiama “il morso del serpente”, ha comunicato qualcosa che ha fatto riflettere, che ha toccato. Non si tratta del “messaggio”, il pubblico può capire tutt’altro da quello che si vuole dire; l’evento teatrale è come una carta dei tarocchi: attraverso di esso ognuno capisce sé stesso.