Emanuele Trevi, Due vite, 2020

Alla fine, gli venne diagnosticata una personalità bipolare. Anche a essere del tutto digiuni di conoscenze psichiatriche, la parola suona adeguata. Le montagne russe del suo umore prevedevano tuffi vertiginosi in basso e risalite altrettanto ripide, che si alternavano con grande rapidità. Rimango convinto che queste definizioni scientifiche possiedono un valore che arriva fino al punto in cui l'individuo, proprio perché è un individuo, scarta di lato, e dopo, dietro quella curva, non c'è nome che lo possa più inseguire. «C'è sempre qualcosa di assente che mi tormenta» diceva Camille Claudel, l'allieva di Rodin, malata cronica di nervi. Quelque chose d'absent. Chiamiamolo così. Forse queste cose fanno parte della vita di ognuno, e c'è chi ci fa più caso, e chi meno. In una certa misura, se questo è vero, la felicità dovrebbe consistere in una sempre minore attenzione a se stessi. Altro che la cura di sé! Meno sai chi sei e cosa vuoi, meglio stai.