Péter Esterházy, Esti, 2010
Una volta, per pura cortesia, gli domandai se stesse leggendo quello di cui tutti parlavano allora. Scosse la testa timidamente, quel libro viene letto da tanti - non letto, sfogliato, vecchio mio, sfogliato, esclamò entusiasta - che lui proprio per questo era in compagnia di un volume scritto da una poetessa croata sulla Cvetaeva, e cominciò a spiegare di non destinare questo a una lettura contro, non stava leggendo in contrapposizione allo scrittore di successo stimato anche da me, ma esclusivamente nell'interesse dell'equilibrio mondiale, e che non desiderava battere il tamburo, non stava sviluppando un atto di propaganda o di contropropaganda, perché il suo libro prendesse il posto di quell'altro, no, lui stava puramente svolgendo un lavoro, di cui pensava - insomma era chiaro, no?!