Hannah Arendt, La tradizione del pensiero politico, 1953
L'azione, che è in primo luogo l'inizio di qualcosa di nuovo, possiede la qualità controproducente di causare la formazione di una catena di conseguenze imprevedibili che tendono a vincolare l'attore per sempre. Ciascuno di noi sa di essere allo stesso tempo attore e vittima in questa catena di conseguenze, che gli antichi chiamavano «fato», i cristiani «provvidenza» e noi moderni abbiamo degradato con arroganza al mero caso. Il perdono è la sola azione strettamente umana che libera noi e gli altri dalla catena e dall'insieme di conseguenze che ogni azione genera; come tale, il perdono è un'azione che garantisce la continuità della capacità di agire, di iniziare daccapo, in ogni singolo essere umano, il quale, senza perdonare o essere perdonato, somiglierebbe all'uomo della favola che, ottenuto un desiderio, è punito per sempre dalla realizzazione di quello stesso desiderio.