Carlo Sini, Sentire il mondo, 2005

Ma colui che nasce viene al mondo sull'onda del primo battito che riesce ad avvertire. Come questo accada è un mistero. Come faccio io a nascere dicendo: «ecco il battito della mia mamma»? Come posso avvertirlo io, che prima non c'ero? Si viene infatti al mondo con questa prima percezione. Un tale interrogativo schiude il grande enigma del tempo, che è anche l'enigma del concetto, del riconoscimento, del pensiero. Dobbiamo dire francamente che noi non siamo mai presenti al primo battito. Si viene al mondo non in un'origine assoluta: si viene propriamente al mondo con il secondo battito. Avvertire qualcosa a un certo punto significa infatti che il feto dice a se stesso: «oh, eccolo di nuovo, il battito». Questo riconoscimento rappresenta il concetto, il pensiero, il segno. In altre parole: io non posso conoscere il mondo, né il battito che mi fa venire al mondo. Posso soltanto riconoscerlo, posso cioè dire «eccolo di nuovo». Ciò che siamo in grado di conoscere è il ritmo, non l'origine di questo battito. L'origine è retroflessa nel secondo battito, che dice: «ecco che viene ancora il primo». Ed è così che si dà un primo, un'origine, una madre. Così si dà un mondo.