Mircea Cărtărescu, Solenoide, 2015

E all'improvviso, là, nella sala professori vuota, concreta, con il suo grande tavolo coperto con un telo rosso, con il suo armadio per i registri, con i suoi ritratti sporcati dalle mosche, mi ha colto un terrore che nemmeno nei miei sogni più spaventosi ho mai provato; non di morte, né di sofferenza, né di orribili malattie, né dello spegnimento dei soli; il terrore al pensiero che non capirò, che la mia vita non è stata sufficientemente lunga e la mia mente sufficientemente abile per capire. Che mi sono stati dati tutti gli indizi e non ho saputo leggerli. Che marcirò anch'io per niente, nei miei peccati e nella mia stupidaggine e nella mia ignoranza, mentre il fitto, intricato, pressante enigma del mondo perdurerà, limpido, naturale come il respiro, semplice come l'amore e che sfocerà nel nulla, immacolato e insoluto.