Tutta la letteratura, in un certo senso, è politica. Voglio dire che è innanzitutto una riflessione sulla politica, e poi anche un programma politico. Il primo postulato allude alla realtà, all’incubo o al sogno benevolo che chiamiamo realtà e che finisce, in entrambi i casi, con la morte e l’abolizione non solo della letteratura ma anche del tempo. Il secondo postulato si riferisce alle briciole che sopravvivono, che permangono, e alla ragionevolezza, pur sapendo naturalmente che nella scala umana delle cose la permanenza è un’illusione, e che la ragionevolezza è solo un fragile steccato che ci impedisce di precipitare nell’abisso.