Chuck Palahniuk, Cavie, 2005

La signora Clark dice che a volte, quando la polizia trova un corpo seppellito frettolosamente oppure recupera il cadavere di un omicidio abbandonato da qualche parte, gli investigatori nascondono un microfono sul luogo del delitto. È una procedura standard.
Indica con un cenno del capo il Conte della Calunnia, il registratore che porta nel taschino.
Poi la polizia si apposta nelle vicinanze, e resta in ascolto per giorni, a volte per settimane. Perché quasi sempre l'assassino torna a parlare con la vittima. Pochissimi fanno eccezione. Tutti quanti abbiamo bisogno di raccontare la storia della nostra vita a qualcuno, e un assassino può discutere del suo crimine soltanto con chi non può punirlo. La sua preda.
Anche gli assassini hanno bisogno di sfogarsi, di raccontare la loro vita, e questo bisogno è così forte da spingerli a sedersi accanto a una tomba o a un corpo in putrefazione e parlare, parlare, parlare per ore. Fino a trovare un senso. Finché l'assassino riesce a convincersi da solo con la storia della sua nuova realtà. La realtà in cui ha ragione.
Ecco perché la polizia attende.