Ci sono alcune persone che hanno una curiosa concezione del susseguirsi delle epoche in cui la civiltà di una nazione si evolve. Esse credono che inizialmente un popolo sia animalescamente rozzo e brutale; che col passar del tempo i suoi membri sentano l'esigenza di migliorare dei costumi e quindi introducano la scienza della virtù; che poi, per incrementare la diffusione di questa stessa innovazione, arrivino a pensare di materializzarla in esempi piacevoli e che in questo modo venga inventata l'estetica; che in seguito, secondo le norme di questa stessa disciplina, vengano creati dei begli oggetti e che, così, nasca l'arte; e che tramite l'arte infine il popolo venga innalzato al più alto livello della cultura umana.
A queste persone può essere utile sapere che, almeno presso i Greci e i Romani, le cose hanno seguito l'ordine inverso. L'inizio di queste civiltà fu segnato dall'epoca eroica, che è senz'altro la più nobile che si possa raggiungere; quando non ci furono più eroi in nessuna virtù umana e civile, i poeti ne crearono alcuni; quando non poterono più crearne, escogitarono le regole che li sostituissero; quando si persero nelle regole, astrassero la saggezza del mondo e quand'ebbero fatto anche questo divennero cattivi.