Heinrich von Kleist, Considerazioni sull'andamento del mondo, 1810

Ci sono alcune persone che hanno una curiosa concezione del susseguirsi delle epoche in cui la civiltà di una nazione si evolve. Esse credono che inizialmente un popolo sia animalescamente rozzo e brutale; che col passar del tempo i suoi membri sentano l'esigenza di migliorare dei costumi e quindi introducano la scienza della virtù; che poi, per incrementare la diffusione di questa stessa innovazione, arrivino a pensare di materializzarla in esempi piacevoli e che in questo modo venga inventata l'estetica; che in seguito, secondo le norme di questa stessa disciplina, vengano creati dei begli oggetti e che, così, nasca l'arte; e che tramite l'arte infine il popolo venga innalzato al più alto livello della cultura umana.
A queste persone può essere utile sapere che, almeno presso i Greci e i Romani, le cose hanno seguito l'ordine inverso. L'inizio di queste civiltà fu segnato dall'epoca eroica, che è senz'altro la più nobile che si possa raggiungere; quando non ci furono più eroi in nessuna virtù umana e civile, i poeti ne crearono alcuni; quando non poterono più crearne, escogitarono le regole che li sostituissero; quando si persero nelle regole, astrassero la saggezza del mondo e quand'ebbero fatto anche questo divennero cattivi.