Per questa ragione ho deciso che stasera racconterò a Moma di un uomo sconosciuto, che è apparso sui giornali proprio per il suo ultimo desiderio prima di morire. L'ho appena letto in un poema di Majakovskij. La nuvola in calzoni si chiama il magnifico urlo che esce dai polmoni del poeta, poema che mi ha dilaniata di meraviglia a tal punto che andavo avantindietro in casa recitando:
È bello,
se gettati fra i denti del patibolo, gridare:
«Bevete cacao Van Houten!»
Non capivo in che modo il cacao Van Houten potesse migliorare la morte, ma nel caso in cui davvero migliorasse la morte, dovevo assolutamente trovare quel cacao eccezionale. Con questi pensieri ho cercato nelle note finali del libro a quale fatto preciso Majakovskij facesse riferimento.
Ed ecco cosa racconterò stasera a Moma:
«Nel lontano 1907, ma non si è sicuri dell'anno, in questo mondo è esistito un uomo come tanti. Condannato a morte non si sa per quali ragioni, l'uomo doveva essere giustiziato all'aperto, davanti a un pubblico. Poi c'è una ditta, che esiste tutt'oggi, produce del buon cacao e si chiama Van Houten. Van Houten aveva bisogno di pubblicità, ed ebbe un'idea che andava lontano, molto lontano: l'azienda decise di comprare l'ultimo desiderio del condannato a morte. Van Houten avrebbe versato una forte somma di denaro alla famiglia del condannato se lui, al momento dell'esecuzione, avesse gridato a piena voce come suo ultimo desiderio davanti alla folla curiosa: - Bevete cacao Van Houten!
E lui lo gridò, Moma».