Marino Magliani, Materiali onirici di un somarello marino, 2024

Un amico, forse il solo avuto durante la vita, mentre facevano cabotaggio, così, parlando della vita, aveva attribuito quel disagio a una forma di stress. Ma lui certi termini li ignorava e lo stress preferiva chiamarlo spavento. Spavento nel suo dizionario comprendeva molte cose, tra cui la nausea e l'angoscia e altri sconforti del genere. Spavento era il vento contrario, cos'altro avevano conosciuto i suoi giorni, quella continua patina e corrente contraria che non ti molla, tu non la cerchi, puoi persino voltarti e tornare sui tuoi passi, non serve mica, il vento contrario fa il giro e ti aspetta, te lo ritrovi davanti, e allora sì, prima o poi ti arrendi o ti fermi. Spavento era stata dunque la vita? Ma dai, ora esagerava. Eppure tolte le emozioni simpatiche e solitarie contro una parete di spugna tiepida, non possedendo per destino mani amiche, e tolti i fastidi, punizioni, tolti metodi di una ripetizione stagionale, se c'era qualcosa di perfettamente intatto e non contaminato nella sua esistenza, era proprio lo spavento, sempre lo stesso, iniziato nel preciso momento in cui forse era uscito dal grembo dolce di suo padre e aveva gridato, e lo spavento durava da allora ad oggi, compresi tutti gli oggi futuri della vita.