Georges Simenon, Il dottor Bergeron, 1937

Aveva davvero accettato il suo destino una volta per tutte? E se la sua leggerezza fosse derivata proprio dal fatto di non averci creduto fino in fondo? Lui era là, a casa sua, o nella sua strada, nella sua parrocchia, dai suoi pazienti, come dal vecchio Hautois o dai Portal, e aveva l'impressione che loro fossero lì realmente, definitivamente, ma che lui fosse solo di passaggio, che non ci credesse, che fosse una cosa provvisoria, non più reale delle immagini che lui stesso creava con il gioco della tapparella.