Marco Drago, La bohème, 2025

Quelli che non lavoravano perché potevano farne a meno non erano molti, anche i figli di industriali e di commercianti qualcosa lo facevano, venivano su abbronzati a febbraio e parcheggiavano la BMW, ma anche loro dopo aver finito di lavorare. Lavorare ci dava dignità, l’unica forma di vera dignità derivava dal fatto di lavorare, le leggi non scritte erano quelle, più facile trovare un lavoro che non trovarlo, non lavorare era sì una scelta personale, ma era una scelta rara, impopolare e in fondo non aveva senso. La zolla di pianeta Terra su cui eravamo stati depositati non offriva alternative al lavoro, lavorare ci permetteva di non pensare al nulla da cui eravamo circondati e il nulla è un bel casino; se si pensa al nulla si diventa matti, ma se si lavora tutto il giorno, se ci si concede giusto qualche ora di libertà dopo cena, al nulla non ci si pensa mica, si pensa a quel poco che si riesce a pensare dopo aver faticato tutto il giorno e quel poco che si riesce a pensare dopo aver faticato tutto il giorno è davvero poco. Per fortuna. Meno merda che si impiglia nel cervello.