All'inizio della vita animale, quando nessun organismo possedeva una propria mobilità, cioè quando gli organismi erano stati ancorati a un punto nello spazio, come i cirripedi, o quando andavano alla deriva come le meduse, quantunque mangiassero, ciò avveniva in modo casuale. Si mangiava perché si incontravano particelle di nutrienti che passavano di lì.
Questa semplice strategia funziona se l'ambiente è sufficientemente ricco di sostanze nutritive. In caso contrario, per aumentare le probabilità di nutrirsi non c'è altra scelta che “inventare” la mobilità. Se una particella di cibo passa vicino, a meno che non sia troppo lontana, che non vada perduta! Ciò che è necessario è un movimento minimo ma finalizzato. Non un movimento qualunque, ma uno preciso affinché la particella non sfugga. Tuttavia se nessuna particella di cibo ci passa vicino, allora il movimento necessario diventa molto più drastico e sofisticato. In questo caso sono necessari non solo un buon metodo per orientarsi, ma anche un metodo per seguire le tracce del possibile pasto. Non si tratta più di avere un ultimo piccolo aiuto, ma di organizzare un'«uscita» con il fine ultimo di trovare il nutrimento. Il cervello è stato inventato per questo: per uscire di casa. E una delle sue caratteristiche, la memoria, per tornare indietro! Ha avuto inizio così, più di 500 milioni di anni fa, la corsa verso la conoscenza intelligibile, la strategia migliore per compensare i capricci dell'incertezza.