Edoardo Albinati, Cuori fanatici, 2019

Fin da ragazzo, Nanni inclinava a essere mansueto nei confronti delle ragazze che lo attraevano. Sorrideva spesso, era pronto ad acconsentire ogni capriccio, arrossiva e si ritraeva al loro minimo segno di fastidio. Se Nanni smetteva di essere scontroso come al solito, se appariva mite e sottomesso, vuol dire che c’era nei paraggi una ragazza che lo interessava. Lo interessavano le ragazze strane, ispirate, le ragazze violente, esili, le ragazze con vistosi difetti, con pregi inaccessibili, quelle sempre di malumore, con gli occhi piccoli, le grandi mani, le idee confuse, i tacchi alti, le ragazze che lavoravano nei bar e nelle pizzerie. Non pensava mai a conquistarle. Le subiva, si illanguidiva, piegandosi sotto i loro sguardi come un animale da soma, rideva quando ridevano loro, quando ridevano di lui, diceva qualunque cosa pur di rallegrarne il malumore, oppure taceva pieno di timore reverenziale, gli batteva il cuore a mille, distoglieva gli occhi, era intenerito, disossato - fino al momento in cui, così come vi era caduto dentro, usciva dal raggio d’azione del loro fascino e allora le dimenticava di colpo, tornando serio e brusco come prima.