Guido Morselli, Uomini e amori, 1948

Era uno di quegli uomini che vanno radicalmente esenti dal fatale conflitto fra la carne e l'anima. C'era in lui, da questo lato, accordo pacifico e perfetto. Ogni funzione, ogni volizione gli pareva necessariamente estesa a tutto quanto il suo individuo senza distinzione possibile, ed era questo per lui un fatto troppo naturale perché valesse la pena di compiacersene. «Io dipingo con le mani e con la testa ma anche con lo stomaco» aveva detto una volta al suo amico Saverio: in compenso, il piacere che prendeva da una donna, era qualcosa che non interessava mai unicamente le sue papille e terminazioni nervose, qualcosa a cui la sua intelligenza era consenziente e felicemente partecipe. l'immagine di uno spirito estraneo e ripugnante al piacere dei sensi era un'assurdità, per Cambria, sebbene, sostenuta dal consenso universale, andasse accettata senza discussione: un dogma, venerando quanto misterioso. Da Saverio Maggio, tale sua caratteristica non era stata giudicata un pregio, né una fortuna; ma è un fatto che si danno anche individui di questa specie, benché forse non numerosi. Se ce ne fosse molti, la morale quasi per intero, e almeno due terzi della letteratura non avrebbero più ragion d'essere.