L'acqua alta di Roberto Amato si apre con un brano tratto da
Enten-Eller sul Don Giovanni di Mozart, firmato da un Kierkegaard che pare quasi Kafka. L’accoppiata non deve sembrare bizzarra, e il rapporto potrebbe benissimo funzionare all'inverso se si considera che Kafka fu un entusiasta lettore del filosofo (e scrittore) danese. La germanista Barbara Di Noi accomuna i due nel segno della colpa di scrivere, dove la scrittura è una macchia nei confronti dell’etica «intesa come obbligo di fondare una famiglia e di radicarsi nella comunità», ma allo stesso tempo un Tribunale davanti al quale dover «legittimare la propria esistenza di esteta».