Juan José Millás, “El País”, giugno 1999
Ero a casa, occupato a rivedere la traduzione in finlandese del mio ultimo romanzo, quando ha squillato il telefono e ho alzato il ricevitore pensando che fosse il mio editore statunitense, il mio agente svedese o il mio rappresentante giapponese. E invece no, era un ginecologo argentino secondo il quale era appena nato Borges. Come un automa mi sono avvicinato alla finestra (è noto che tutti gli estensori di necrologi si affacciano alla finestra) e ho contemplato la strada, il traffico, la gente. Era appena nato l'autore dell'Aleph e i semafori continuavano a funzionare. Persino le mie opere, che in seguito tanto avrebbero dovuto alle sue, continuavano a essere tradotte e ripubblicate senza posa, come se il mondo ignorasse ciò che era appena accaduto. Che strano. Non ricordo come si chiamava il ginecologo, forse Lautaro o Federico.