Paul Valéry, Corso al Collège de France, 1937
Se dunque ci poniamo domande sulla vita, non possono essere che indiscrete, in quanto il nostro io si è sviluppato, mediante l'uso del linguaggio, fino a collocarsi al di fuori della vita medesima: chi pensa omette le condizioni del proprio atto mentale, crede di non essere altro che pensiero, non ha sensibilità per le condizioni necessarie ma nascoste di tale pensiero (e dunque non ha sensibilità per il proprio funzionamento viscerale). [...] Ma la domanda non determina l'esistenza, o la possibilità di una risposta; o meglio, non garantisce niente circa il proprio senso. Di fatto, se la domanda è una questione di sensibilità (un bisogno, una lacuna, una resistenza al corso naturale delle cose), non è detto che la risposta sia della medesima specie, oppure può essere fallace. Esattamente come nel caso dell'uomo affamato che produce immagini allucinatorie di cibi deliziosi.