László Krasznahorkhai, Melancolia della resistenza, 1989

Non era programmato per questo, non era programmato per niente, Eszter aveva rallentato davanti alla porta d'ingresso, il mondo non si disgregava, non stava cadendo in rovina, poiché a modo suo, totalmente sprovvisto di ragione organizzatrice, privo di ordine se non quello del caos, era eternamente perfetto quindi, bombardarlo ogni giorno con le armi pesanti della ragione, processare con accanimento qualcosa che non c'era e mai sarebbe esistito, guardare, riguardare fino a spaccarsi gli occhi perso in quella visione, non era solo faticoso, aveva infilato la chiave nella serratura, ma superfluo.