Paolo Flores d'Arcais, “MicroMega”, 3/2012
Nella nostra neocorteccia di sapiens l'evoluzione ha infatti radicato una predisposizione all'animismo, come è raccontato magistralmente in un recente e bellissimo libro di Pievani, Vallortigara e Girotto intitolato Nati per credere (2008). Sulla base dei più recenti apporti delle neuroscienze, la propensione di Homo sapiens, che nell'evoluzione infantile del singolo ripercorre l'evoluzione della specie, viene fatta risalire a un vantaggio evolutivo: credere che dietro ogni fenomeno naturale si celi una “volontà” animata aumenta le probabilità di sopravvivenza nelle condizioni di vita primitive. Detto in soldoni: fra un gruppo di sapiens “illuministi”, convinti che dietro lo spezzarsi di un ramo c'è solo un fenomeno naturale, ad esempio tanto la forza del vento quanto la presenza di un predatore, e un altro certo invece che dietro ogni fenomeno che noi chiamiamo naturale vi sia sempre un'entità “intenzionale” e dunque minacciosa, il livello di attenzione e di allarme sarà molto diverso, garantendo un differenziale di sopravvivenza a vantaggio del gruppo più “allarmato”.