Stella Poli, La gioia avvenire, 2023

La nuova compagna di mio padre è crudista. All'epoca non avevo idea di cosa fosse, il crudismo, non andava di moda. Quando mi spiegò, mi parve un carpiato all'indietro nell'evoluzione piuttosto immotivato.
Me la ricordo, la prima volta, che frullava dei datteri in un frullatore giallo, sulla penisola della cucina. Aveva una sciarpa arancione attorcigliata a fermarle i capelli, come una specie di turbante. Gli zigomi alti, gli occhi scuri.
Non li avevo mai nemmeno assaggiati, io, i datteri: li guardavo ogni tanto a Natale e mi parevano di una consistenza sospetta. Immaginavo sapessero di polveroso, lì, sotto quelle pellicoline coi cammelli disegnati.
Era strano vederla in quel perimetro, dove prima c'era mia madre, i suoi riccioli, le sue cose cotte. Era la penisola dove avevo preparato la mia prima, orrenda, pasta.
La soppesavo, lei sorrideva.
Ho provato, lo stesso, a piacerle. Ho assaggiato quella torta un po' gommosa, e molte altre torte poi.