María Zambrano, “Sur”, novembre-dicembre 1969

Ci dev'essere stato un momento, all'inizio, in cui il sentire e il comprendere non dovettero sussistere separati: quel momento iniziale del conoscere che è abbastanza indifferente situare in un tempo determinato, in un “illo tempore” più o meno preciso, visto che ogni inizio è nello stesso tempo una meta: è, là dove si presenta in tutta la sua attiva purezza, il luogo della “conoscenza che si cerca”.
Non è possibile che all'inizio della conoscenza il capire e il sentire vivessero separati; e il fatto di contrapporli giocando sulla separazione determinatasi in seguito misura la distanza che separa chi così si conduce da questa conoscenza di cui si è in cerca - e che sussiste a partire da un certo inizio. Unirli, riunirli, richiede ormai un certo sapere e una certa arte, basati sulla fiducia nella non irrazionalità del sentire e assistiti dalla docilità dell'intelligenza: quella docilità che la riscatta insieme al suo orgoglio e alla sua soggezione, strettamente imparentati dalla loro comune cecità.