Solvej Balle, Il volume del tempo | 1. L'enigma, 2020

Thomas non dubitava che io dicessi la verità. Aveva parlato con me ma se ne era dimenticato. E questo fatto lo spaventava. Una cosa era che avessi riscontrato un guasto nel normale tempo precedente, ma il fatto che lui avesse preso parte di persona al mio giorno, che avesse intrattenuto conversazioni e compiuto atti che non ricordava, evidentemente gli procurava lo stesso senso di vertigine e di agitazione che avevo provato io vedendo la fetta di pane planare verso il pavimento. Lo strano attimo in cui ti manca la terra sotto i piedi, e di colpo ti sembra che tutta la prevedibilità di questo mondo può essere soppressa, come se all'improvviso fosse scattata un'allerta massima esistenziale, un quieto panico, che non ti spinge a fuggire né a gridare aiuto, e non richiede ambulanze né squadre di soccorso. È come se questa allerta si trovasse pronta in fondo alla coscienza, quasi come un fondamentale di cui solitamente non hai percezione, ma che si attiva non appena noti l'imprevedibilità del mondo, la consapevolezza che tutto può cambiare in un attimo, che quel che non può accadere, che non ci aspettiamo assolutamente, è comunque possibile. Che il tempo si fermi. Che la gravità cessi. Che la logica del mondo e le leggi della natura crollino. Che dobbiamo riconoscere che la nostra aspettativa riguardo all'invariabilità del mondo poggia su fondamenta fragili. Non ci sono garanzie, e dietro a tutto ciò che abitualmente riteniamo certo ci sono eccezioni improbabili, rotture improvvise e inimmaginabili violazioni delle leggi vigenti.