Patricia Highsmith, Quando a Mobile sbarcò la flotta, 1970

Si sentiva talmente felice da aver voglia di piangere. Perché era così bello? si domandò, con la musica nelle orecchie e le mani strette intorno alla pertica di metallo, e quel piccolo volare e quel piccolo sprofondare e tutto così bello... La gola le si strinse, ed ella aprì gli occhi, vedendo una macchia di alberi neri e puntini luminosi che balenavano e alcune figure all'impiedi ai bordi della giostra, sorridenti. Dov'erano i suoi genitori? Voleva fargli ciao. Poi le sue spalle si strinsero come se fosse stata colpita, e le lacrime sgorgarono agili dai suoi occhi, poiché si rese conto che era solo essere piccoli, con i genitori che le facevano ciao con la mano e le gridavano di reggersi forte, era solo essere a cavalcioni di quel cavallo e con l'abituccio corto e finire a letto nel giro di un'ora, ed essere troppo piccina per raggiungere con le dita dei piedi il fondo del letto, e l'indomani alzarsi e mettersi sui sedili posteriori della macchina e chiedere al padre “Dove pensi che dormiremo stanotte, papà?”, era semplicemente questo che era meraviglioso, e adesso era tutto, tutto finito per sempre.