Janet, una ragazza afflitta da un tic nervoso che le faceva piegare la testa
da un lato in brillanti e affermative inclinazioni d’idiozia,
classico esempio di un’evasione dalla moralità puritana da parte
di sua madre (uccisa da un piazzista in cinti erniari di New York),
fu trovata una sera, dietro l’organo, dopo le prove del coro, a
limonare con il sagrestano. Janet era nata parecchi minuti dopo la
morte di sua madre, cosa che qualcuno, zia May compresa, ritenne fin
dal principio di cattivo augurio. L’incidente dietro l’organo ne
fu la prova, e zia May disse qualcosa a proposito della gogna e della
berlina, peccato che fossero passate di moda. «Peccato privarci
tutti di una simile soddisfazione» convenne Gwyon. Zia May era
diffidente. «Come sarebbe a dire?» «La grande soddisfazione di
vedere un altro punito per un’azione di cui ci sappiamo capaci.»
«Ma io…» «Che c’è di più gradevole di questa
esteriorizzazione dei nostri peccati? Un altro che soffre per espiare
la bassezza delle nostre fantasie…» «Basta!» gridò zia
May.
«Sono certa di non aver mai avuto simili pensieri.»
«Allora
come puoi giudicare la sua colpa, se non sei mai stata sottoposta
alla stessa tentazione?» chiese tranquillamente il pastore.